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Dopo il matrimonio - dove fare dichiarazione dei redditi?

Buongiorno a tutti,

mi sono sposato nell'aprile di quest'anno con la mia ragazza spagnola, dopo l'inevitabile iter burocratico, e ora sembra tutto a posto, ha la residenza e la tessera sanitaria.

Domanda per l'anno prossimo: dove deve fare la dichiarazione dei redditi? In Italia, con me (sarebbe a carico mio visto che senza reddito), o ancora in Spagna, come fatto sinora?

Specifico che
- è cittadina spagnola e residente in italia dalla data del matrimonio
- non ha reddito, nè in italia nè in spagna, ma è proprietaria di una casa.
- siamo in regime di separazione dei beni.

un saluto!

Re: Dopo il matrimonio - dove fare dichiarazione dei redditi?
« Risposta #1 il: 07 Agosto 2012, 12:03:40 »
La dichiarazione dei redditi si fa solo nel paese (o nei paesi) in cui si hanno delle entrate generate nel paese stesso. La cittadinanza non c'entra assolutamente niente e non è nemmno da considerare. Esempi:

1. Carlo abita in Italia e fa consulenze per una ditta svizzera, il lavoro lo fa a casa sua in Italia e va in Svizzera una volta al mese a presentare i risultati. Carlo è tassabile solo in Italia.

2. Giovanni abita in Italia e fa un lavoro di due mesi per una ditta francese. Il lavoro lo fa presso la ditta in Francia. Giovanni è tassabile solo in Francia.

3. Paolo abita in Spagna, lavora come salariato in Spagna, ma ha un appartamento in Italia dal cuale percepisce un affitto. Paolo è tassabile in Spagna per il suo stipendio, mentre l'affitto è tassabile in Italia. Nel calcolo delle aliquote fiscali è da considerare, peró, la somma delle entrate italiane e spagnole.

Nel caso di tua moglie, siccome non ha nessun lavoro e nessun tipo di entrata, non deve fare nessuna dichiarazione dei redditi, né in Spagna né in Italia.

PS: Il fisco italiano, ficcanaso come sempre, cercò, 30 anni fa, di pretendere che io presenti una dichiarazione dei redditi anche dopo essere emigrato dall'Italia alla Germania. Gli mandai una lettera incendiaria sottolineando che né ero residente in Italia, né facevo lavori in Italia presso ditte italiane e che mi lasciassero in pace. Hanno smesso.
Laureato in ingegneria a Torino
Laureato in economia ad Hagen
Specialista in Diritto di cittadinanza
Sostenitore dei Diritti Umani
Critico delle religioni, già incaricato regionale dell' IBKA
Sostenitore della psicoanalisi
Attivista contro gli abusi della psichiatria
Lingue: DE, FR, IT, EN, SP, NL

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Re: Dopo il matrimonio - dove fare dichiarazione dei redditi?
« Risposta #2 il: 07 Agosto 2012, 21:55:26 »
Corrego:
Se tua moglie è residente in Italia ma proprietaria di un appartamento in Spagna dovra compilare il quadro RW del modello unico in Italia.Verrà pagata una forma di Imu (patrimoniale).Si fa una differenza tra quello pagato in Spagna e quello che dovrebbe essere pagato in Italia.Questo è obbligatorio
Se tua moglie è proprietaria di un immobile in Italia bisogna verificare i dati per capire se è a carico o no.Dipende se è prima casa o seconda.In quel caso potrebbe non avere l'obbligo della presentazione della denuncia dei redditi

Re: Dopo il matrimonio - dove fare dichiarazione dei redditi?
« Risposta #3 il: 08 Agosto 2012, 15:23:27 »
grazie per le risposte e scusate per l'imprecisione...in effetti è proprietaria di una casa in spagna, non in italia. Però la casa non è affittata e non ci ricava niente.

Action

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Re: Dopo il matrimonio - dove fare dichiarazione dei redditi?
« Risposta #4 il: 09 Agosto 2012, 14:26:18 »
Non importa,esiste l'obbligo di dichiarazione anche se non produce reddito

Re: Dopo il matrimonio - dove fare dichiarazione dei redditi?
« Risposta #5 il: 19 Dicembre 2012, 13:49:02 »
La dichiarazione dei redditi si fa solo nel paese (o nei paesi) in cui si hanno delle entrate generate nel paese stesso. La cittadinanza non c'entra assolutamente niente e non è nemmno da considerare.

Quello che dici tu è vero spesso, ma non sempre. Dipende dai paesi. Ad esempio, i cittadini USA che guadagnano oltre una certa soglia (mi sembra $80-90mila, non sono sicuro) devono dichiarare al fisco USA tutti i loro redditi mondiali, anche se sono cittadini di altri stati, anche se non risiedono negli USA, anche se non hanno mai messo piede negli USA. Anche se vivono in un paese ad alta tassazione ed in base ad accordi contro la doppia imposizione non devono pagare nulla, devono comunque presentare una dichiarazione - un onere burocratico non da poco, visto che il sistema fiscale americano è complicatissimo, e chi sbaglia rischia la galera (altro che in Italia!).

Esempi:
[...]

2. Giovanni abita in Italia e fa un lavoro di due mesi per una ditta francese. Il lavoro lo fa presso la ditta in Francia. Giovanni è tassabile solo in Francia.

No, non è vero. Se è residente in Italia deve dichiarare all'Italia tutti i suoi redditi, ovunque prodotti, a meno che non vi sia uno specifico accordo Italia-Francia che esenta dal dichiarare quella specifica categoria di redditi (ad es, un italiano residente in Inghilterra può scegliere di dichiarare solo al fisco italiano i redditi da immobile affittato in Italia). Se poi ha già pagato tasse alla Francia, allora avrà un credito fiscale verso l'Italia pari all'aliquota massima italiana applicata all'imponibile francese; ad es (sto inventando i numeri): reddito in Francia = 100, aliquota in Francia 30%, aliquota in Italia 25% ==> Giovanni dichiara in Italia un credito fiscale di 25, anche se alla Francia ha pagato 30 di tasse.

3. Paolo abita in Spagna, lavora come salariato in Spagna, ma ha un appartamento in Italia dal cuale percepisce un affitto. Paolo è tassabile in Spagna per il suo stipendio, mentre l'affitto è tassabile in Italia. Nel calcolo delle aliquote fiscali è da considerare, peró, la somma delle entrate italiane e spagnole.

Ne sei sicuro perché conosci il sistema spagnolo e gli accordi Italia-Spagna, o perché credi che esista una qualche regola universale?

PS: Il fisco italiano, ficcanaso come sempre, cercò, 30 anni fa, di pretendere che io presenti una dichiarazione dei redditi anche dopo essere emigrato dall'Italia alla Germania. Gli mandai una lettera incendiaria sottolineando che né ero residente in Italia, né facevo lavori in Italia presso ditte italiane e che mi lasciassero in pace. Hanno smesso.

30 anni fa non so, ma adesso chi non si cancella dall'anagrafe della popolazione residente e si iscrive all'AIRE, resta residente in Italia, e come tale tenuto a dichiarare i redditi esteri all'Italia. Che poi molti non lo facciano e quasi nessuno venga sgamato è un altro discorso...

Re:Dopo il matrimonio - dove fare dichiarazione dei redditi?
« Risposta #6 il: 19 Dicembre 2012, 14:54:08 »
Caro John,

è un piacere avere nel forum una persona preparata come te. Puntualizzo alcune cose:

a) Hai ragione. Ma gli USA e le Filippine sono gli unici paesi che tassano reddito generato all'estero di proprii cittadini residenti all'estero. Per cui non mi ero dato cura di sottolineare queste eccezzioni.

b) Sul questo punto non posso, allo stato attuale delle mie conoscenze, darti ragione. A quanto ne so, un cittadino italiano residente in Francia, iscritto all'AIRE, che lavora in Francia e percepisce uno stipendio in Francia su cui siano pure già dedotte le ritenute in Francia, non deve dichiarare questo introito in Italia. Ma sì che deve dichiarare gli affitti percepiti da appartamenti in Italia, perché sono redditi generati in Italia, che il proprietario sia residente o no. Peró devo dire che conosco il sistema tedesco del "Progressionsvorbehalt", secondo il quale il tedesco residente all'estero che lavora all'estero, se ha redditi anche in Germania, deve dichiarare i redditi esteri per la sola ragione di permettere al fisco tedesco di stabilire l'aliquota giusta con la quale verranno tassati i redditi generati in Germania, ove, però, i redditi esteri restano comunque non ritassabili in Germania. Può darsi che l'Italia abbia adottato questo metodo.

c) Non è una regola universale, ma tale regola vale, per quanto ne so, per la stragrande maggioranza dei paesi, soprattutto nella UE, visto che ormai tutti hanno fatto accordi contro la doppia tassazione.

d) Posso darti ragione solo al 50%. Anche adesso, qualcuno che si trasferisce stabilmente e definitivamente dall'Italia ad un'altro paese, anche un paese della UE, avrebbe il dovere di iscriversi all'AIRE. Vista però la libertà di movimento all'interno della UE, qualcuno che va p.es. in Spagna per due o tre anni ma che mantiene l'alloggio in Italia, può tranquillamente continuare a mantenere la residenza in Italia. Se però questo qualcuno abbandona l'alloggio (disdice il contratto d'affitto e qualcun'altro ci va ad abitare), l'iscrizione all'AIRE diventa un "quasi dovere". Diciamo che non si va in galera per non essersi iscritto all'AIRE, ci mancherebbe, però quello che succede se uno non lo fa è che un giorno o l'altro l'APR, se lo scopre, p.es. perché una lettera inviata da una p.a. al cittadino ritorna al mittente, dichiara il cittadino irreperibile ed il cittadino dovrà poi, quando avrà bisogno di un passaporto o di una carta d'identitá, regolarizzare per forza la sua posizione anagrafica iscrivendosi all'AIRE.
Laureato in ingegneria a Torino
Laureato in economia ad Hagen
Specialista in Diritto di cittadinanza
Sostenitore dei Diritti Umani
Critico delle religioni, già incaricato regionale dell' IBKA
Sostenitore della psicoanalisi
Attivista contro gli abusi della psichiatria
Lingue: DE, FR, IT, EN, SP, NL

Re:Dopo il matrimonio - dove fare dichiarazione dei redditi?
« Risposta #7 il: 30 Dicembre 2012, 14:33:06 »
b) Sul questo punto non posso, allo stato attuale delle mie conoscenze, darti ragione. A quanto ne so, un cittadino italiano residente in Francia, iscritto all'AIRE, che lavora in Francia e percepisce uno stipendio in Francia su cui siano pure già dedotte le ritenute in Francia, non deve dichiarare questo introito in Italia.
Grazie dei gentili commenti. In realtà mi sa che stiamo dicendo la stessa cosa. Stavo commentando sul caso di un ipotetico Giovanni che 'abita in Italia' e che fa un lavoro di due mesi in Francia. Se è residente in Italia (come ho ipotizzato dalla frase 'abita in Italia') ribadisco quanto detto prima (deve dichiarare al fisco italiano), se invece è residente in Francia ed iscritto all'AIRE, come giustamente osservi anche tu, non deve tasse all'Italia.

c) Non è una regola universale, ma tale regola vale, per quanto ne so, per la stragrande maggioranza dei paesi, soprattutto nella UE, visto che ormai tutti hanno fatto accordi contro la doppia tassazione.
Vero. Purtroppo ho l'impressione che, almeno nell'Unione Europea, non ci sia alcun tipo di armonizzazione o semplificazione dal punto di vista fiscale, e chi va a lavorare in un altro stato UE a metà anno fiscale spesso si trova in un bel casino burocratico, amplificato se gli anni fiscali non coincidono (ad es. in Itali coincide con quello solare, in UK va dal 6 al 5 aprile). Spesso i dipendenti del fisco non ne sanno assolutamente nulla.


d) Posso darti ragione solo al 50%. Anche adesso, qualcuno che si trasferisce stabilmente e definitivamente dall'Italia ad un altro paese, anche un paese della UE, avrebbe il dovere di iscriversi all'AIRE. Vista però la libertà di movimento all'interno della UE, qualcuno che va p.es. in Spagna per due o tre anni ma che mantiene l'alloggio in Italia, può tranquillamente continuare a mantenere la residenza in Italia.

Sì, ma se mantiene la residenza in Italia dovrebbe dichiarare all'Italia tutti i suoi redditi, anche quelli spagnoli, anche se non deve pagare nessuna tassa in più all'Italia. Ripeto: che poi nessuno lo faccia e pochi vengano sgamati è un altro discorso.
Non ho sinceramente idea di cosa accada a chi possiede proprietà in Italia ma si iscrive all'AIRE perché la questione non mi riguarda.


Se però questo qualcuno abbandona l'alloggio (disdice il contratto d'affitto e qualcun'altro ci va ad abitare), l'iscrizione all'AIRE diventa un "quasi dovere". Diciamo che non si va in galera per non essersi iscritto all'AIRE, ci mancherebbe, però quello che succede se uno non lo fa è che un giorno o l'altro l'APR, se lo scopre, p.es. perché una lettera inviata da una p.a. al cittadino ritorna al mittente, dichiara il cittadino irreperibile ed il cittadino dovrà poi, quando avrà bisogno di un passaporto o di una carta d'identitá, regolarizzare per forza la sua posizione anagrafica iscrivendosi all'AIRE.
Sì. In realtà l'obbligo di iscriversi all'AIRE è molto più forte, oltre che per chi vuole stare tranquillo col fisco, per chi ha figli in età scolare: se hai un bimbo che risulta iscritto nell'anagrafe della popolazione residente ma non in nessuna scuola dell'obbligo rischi di passare un guaio.