I giudici danno ragione a Cgil e Inca, e adesso sarà la Corte di Giustizia europea a decidere - Quella che Cgil ed Inca hanno portato avanti negli ultimi tempi sembrava una battaglia persa in partenza, invece qualche giorno fa il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio gli ha dato ragione ed ora tutta la pratica passa alla Corte di Giustizia europea. Si tratta di decidere se il
contributo previsto in Italia per il rilascio del permesso di soggiorno è uno strumento valido oppure può essere un'ostacolo.
Come ben sappiamo la legge economica del 6 ottobre 2011 ha introdotto un "contributo per il rilascio ed il rinnovo del permesso di soggiorno" con il quale sono state disciplinate l’entità degli oneri dovuti, a cura dei richiedenti, al fine di ottenere il
rilascio del titolo abilitativo a soggiornare nel territorio nazionale. In materia d'immigrazione, è stato modificato anche il testo unico sull'immigrazione, e nell'articolo 5 è stato introdotto il comma 2-ter che prevede il pagamento di un contributo per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno che lo straniero è tenuto a versare all'atto della presentazione dell'istanza anche in aggiunta agli altri contributi già previsti, indicando il
minimo di 80 euro ed il massimo di 200 euro per detto versamento.
Una pratica che è stata valutata dal Tar Lazio non troppo trasparente anche perchè metà di questi contributi verrebbero dirottati per un fondo rimpatri, mentre il resto proprio per il disbrigo ed il rilascio dei permessi di soggiorno. Secondo i giudici, il decreto viola i
principi di eguaglianza e ragionevolazza, di capacità contributiva, di imparzialità e buon andamento dell'azione amministrativa.
Adesso la parola finale spetta alla corte di Giustizia europea che dovrà esprimersi in merito a questa questione. Questo è un piccolo passo verso l'eliminazione di questo assurdo decreto.
fonte: Immigrazione.biz
v. Ordinanza 5290 del 20 maggio 2014 Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio