Tutto Stranieri

CDS a coniugi stesso sesso

CDS a coniugi stesso sesso
« il: 09 Novembre 2012, 14:06:21 »
Sì del Viminale al rilascio della carta di soggiorno ai cittadini non comunitari sposati all’estero con italiani dello stesso sesso.
Restano alcune perplessità sullo stesso trattamento che il Ministero dell’interno sembrerebbe riservare anche al partner non unito in matrimonio, ma per l’associazione Certi Diritti “magistratura e Viminale hanno riconosciuto i diritti dei gay, quando lo farà il Parlamento?”.


Il Ministero dell’interno - Dipartimento della PS con una risposta a due quesiti delle questure di Firenze e Pordenone fornisce l’orientamento dell’Amministrazione sulla questione della concessione della carta di soggiorno a cittadini stranieri sposati all’estero con italiani dello stesso sesso e residenti in Italia.
Nella risposta si spiegano le ragioni per le quali le Questure sono tenute a rilasciare la Carta di soggiorno per familiare straniero di cittadino Ue al coniuge straniero dello stesso sesso.   http://www.immigrazioneoggi.it/documentazione/Interno-8996.pdf

Nel testo, il Viminale precisa che benché “la legislazione italiana non prevede alcuna legge che riconosca le unioni civili e tuteli i diritti delle coppie omosessuali”, nella prassi “si registrano casi di segno opposto in seguito a decisioni della magistratura la quale, nell’esercizio della sua funzione, è chiamata comunque a riempire il vuoto normativo in materia”. Viene quindi citata la sentenza del Tribunale di Reggio Emilia “che ha riconosciuto il diritto a ottenere un permesso di soggiorno per motivi di famiglia a un cittadino straniero che aveva contratto, in un altro Stato dell’Unione, un matrimonio valido con cittadino italiano dello stesso sesso”. Si evidenzia, inoltre, che tale decisione si inserisce nel solco della sentenza della Corte costituzionale 138/2010. Proprio in ragione dei richiami alla giurisprudenza la nota ministeriale, però, non sembra sufficientemente chiara per quanto riguarda l’estensione del beneficio anche al partner unito al cittadino italiano da convivenza attestata all’estero, ma non da matrimonio. Infatti le pronunce citate in realtà sembrano circoscrivere il diritto al soggiorno al solo coniuge.
Di diverso avviso le Associazioni a tutela dei diritti lgbt: “Si tratta – commenta Yuri Guaiana, segretario di Certi Diritti – di un riconoscimento dell’efficacia della via giudiziaria intrapresa dall’Associazione dal 2008 di fronte a un Parlamento completamente paralizzato dai veti vaticani e inadempiente rispetto alle richieste europee e, quel che è ancora peggio, indifferente al monito della Corte costituzionale di riconoscere anche alle persone omosessuali ‘il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia’”.
“Che i diritti lgbt siano diritti umani, come ha affermato il Segretario di Stato Usa, lo hanno capito i giudici italiani e anche il Viminale; quando lo capirà anche il Parlamento, legiferando per garantirne il rispetto?” conclude Guaiana.

fonte: ImmigrazioneOggi
Saluti
luogabri