Questa Dr.ssa Cera mi è giá tristemente nota da altre persone che si sono lamentate. La prefettura di Milano mi è anche tristemente nota per ritardare apposta i procedimenti.
Come me lo aspettavo da tale sorta di funzionario "puzzone", ora la prefettura di Milano pretende di ignorare il termine di 30 giorni e crede di poter far valere il termine di 730 giorni, crede quindi di avere tutto il "diritto" di lasciar le pratiche prendere polvere per 729 giorni prima anche solo di protocollarle.
Contro tale attitudine bisogna agire con decisione. Anche se tutto viene fatto in prefettura, comunque, vi sono quanto minimo due istanze (magari anche tre): una che si procura i documenti (e/o i cosiddetti pareri) necessari e ne fa una valutazione preliminare, ed il prefetto, che controlla tutto e firma.
Resta indiscusso che (e bisogna insisterci)
- ogni istanza della prefettura è tenuta a rispettare il termine di 30 giorni,
- il termine di 730 giorni era previsto dal legislatore considerando il passaggio dal collo di bottiglia del ministero dell'interno, un passaggio che ora non c'è più,
- tale termine di 730 giorni è comunque un massimo assoluto calcolato considerando che ogni istanza ha 30 giorni, che di istanze ce n'erano prima 6, che ora non ce ne sono che 1 o 2 e che è stato calcolato un margine aggiuntivo per tener conto del caso in cui fossero necessarie indagini approfondite,
- quindi tale termine di 730 giorni non ha più il minimo senso per un procedimento in prefettura, a meno che il richiedente non sia sotto inchiesta e che la pratica debba essere passata a Roma.
Su tutto ciò è utile insistere, a mio parere, nelle diffide.
Una cosa è certa: ci sono state 19061 istanze di cittadinanza per matrimonio nel 2011. Visto che in Italia ci sono più che 100 prefetture, ció significa una media di 190 istanze per prefettura all'anno, cioè in media meno di una pratica al giorno lavorativo per prefettura. Ciò rende semplicemente ridicolo l'argomento del "carico di lavoro" sempre assiduamente citato dalla tristemente nota Dr.ssa Cera. Il carico di lavoro è ridicolissimamente irrisorio!!!
La vera motivazione delle prefetture a bloccare le pratiche di cittadinanza è di natura puramente politica: lo fanno apposta per scoraggiare, frenare ed umiliare i coniugi di italiani. Da tali "manovre politiche" subdole, ovviamente illegali e perseguibili penalmente, le prefetture si aspettano
- che una parte dei richiedenti prima o poi litighi col coniuge e si separi facendo decadere il suo diritto alla cittadinanza italiana,
- che una parte dei richiedenti per ignoranza e/o paura non osi inviare diffide e che la pratica possa, cosí, essere dimenticata senza mai essere evasa,
riducendo, cosí, il numero di nuovi cittadini italiani. Tutto ciò, quindi, non ha nulla a che vedere con il "carico di lavoro", ma con una determinazione ferma di negare ai naturalizzandi i loro diritti manipolando le leggi con "interpretazioni" dubbie e raccontando grasse menzogne ai cittadini!!!