Io la vedo un po diversamente da action. Secondo me, la legge 241 / 1990 è da osservare in tutti i casi. Quindi:
- in accordo con l'art.2 comma 3, ogni singolo ufficio per il quale passa la pratica dovrebbe finire il suo lavoro entro 30 giorni;
- nel caso alcuni di tali singoli uffici non ritenga possibile evadere la pratica entro 30 giorni, dovrebbe, in accordo con l'art.2 comma 2, deliberare e pubblicare (vedi comma 4) il termine che ritiene appropriato (p.es., l'anagrafe di Torino ha deliberato e pubblicato che eroga i suoi servizi entro 90 giorni);
- il termine di 730 giorni non è quindi che un termine totale non superabile in nessun caso, cioè, tale termine non costituisce che un limite massimo per evitare che ogni ufficio deliberi e pubblichi tempi lunghissimi che, una volta assommatesi, supererebbero i due anni, tale termine ha quindi solo lo scopo di salvaguardare ulteriormente il cittadino in vista del fatto che la pratica passa da più uffici.
Questo è ciò che ogni giurista serio dedurrebbe leggendo le leggi.
Come sempre, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Tra le leggi e la loro applicazione c'è troppo spesso un abisso.
Il più che mi addentro nei dettagli della legge e delle p.a. italiane, mi rendo conto che tutti questi ritardi enormi sono illegali e non hanno nulla a che vedere con il "carico di lavoro", bensí sono solo ed unicamente il risultato di una volontá politica di limitare il numero di nuovi cittadini italiani.
Concludo testimoniando (se vi consola) che in molti altri paesi europei succede lo stesso (la Germania, per esempio, è ancora peggio dell'Italia).